venerdì 30 maggio 2008

Che ne è della pagoda Thanlyin-Yele?


Insomma, non voglio fare la nostalgica o la lagnosa...però... questa è la pagoda Thanlyin-Yele... sul fiume Irrawaddy a sud di Rangoon...Sono quattro settimane, esattamente dal 2 maggio, che in un angolino dei miei pensieri incombe la seguente domanda "Il maledetto ciclone Nargis avrà spazzato via anche la pagoda sul fiuime?"...Non era una delle più belle... niente a che vedere con la Swedagon...ma è stato l'ultimo scampolo di Birmania prima di ripartire per l'Italia... e soprattutto Thanlyin, il villagio che le sta (voglio pensare che non sia stato distrutto) di fronte, è splendido..un dedalo di negozietti....colori...volti e anche...odori!!

...Dal parrucchiere...

al negozio di fiori....


Ricordi magici....

martedì 20 maggio 2008

Birmania: ricostruzione e propaganda


"Nonostante più di 1000 tonnellate di aiuti internazionali spediti verso la Birmania per le vittime del ciclone, molti residenti di Rangoon dicono che hanno dovuto pagare prezzi gonfiati per la ricostruzione materiale, mentre altri non hanno ricevuto alcun aiuto e vivono ancora all'aperto. Alcuni teli di plastica sono stati dati, ma non abbastanza per tutte le famiglie colpite; la gente ha solo teli di plastica per proteggere le proprie case, ha aggiunto. Nel frattempo, le autorità locali istituiti circa 40 tende temporanee per i senza tetto dal ciclone di Rangoon e hanno filmato le esercitazioni umanitarie le televisioni di Stato".

Il testo integrale della notizia è pubblicato sul sito del magazine Irrawaddy

giovedì 15 maggio 2008

Water...un film magico


Ciao a tutti! Giornataccia... nel senso che tra un lavoretto e l'altro oggi non ho un attimo di respiro. Ma il mio pseudo-blog comincia a crescere, e allora mi spiace non scrivere proprio niente...

Così oggi vi segnalo Water un film magico che ho visto un paio di mesetti fa (ero in preda ad un attacco acuto di nostalgia del Rajasthan), sul dramma delle vedove indiane recluse alla morte del marito...

Quando avrò tempo vi dirò di più, intanto prendete carta e penna e segnatevi il titolo.. e magari se riuscite vedetelo pure..!! Ciao!! Fedra

martedì 13 maggio 2008

Reporter a rischio in Birmania

"Non posso parlare adesso, sono in pericolo", sussurra al telefono un reporter da Myanmar. Clic. I telefoni sono controllati e i pochi giornalisti stranieri che si trovano a Myanmar (ex Birmania) devono usare mille precauzioni per riuscire a raccontare cosa sta accadendo e le reali devastazioni causate dal ciclone Nargis. Coprire le catastrofi naturali comporta sempre rischi elevati nei paesi poveri, dove i disastri determinano carenza di cibo, acqua e strutture sanitarie e dove l'insorgenza di epidemie è sempre dietro l'angolo. A tutto questo, in Birmania, si aggiunge la brutalità del regime militare che non permette assolutamente che trapelino notizie all'esterno sulla situazione reale del paese. "Questo governo è paranoico, xenofobo, tanto che sono convinti che il ciclone possa minare la sua credibilità"; spiega Aung Zaw, giornalista di Irrawaddy, un magazine con sede nella vicina Thailandia e un sito web cui lavorano gioranlisti birmani in esilio. Spesso, mentre un reporter parla al telefono da Myanmar con un giornalista a Bangkok si sentono spesso rumori di fondo che indicano telefoni sorvegliati. "Il regime militare non vuole assolutamente che si conoscano le reali dimensioni del disastro. E non vogliono che la popolazione birmana racconti agli stranieri le vere storie". I media nazionali sotto il controllo della giunta, mostrano solo immagini di membri del governo che distribuiscono aiuti e consolano i sopravvissuti, senza fare alcun cenno alla mobilitazione internazionale. Reporters Senza Frontiere e altre organizzazioni per la libertà di stampa hanno rivolto alla giunta pressanti appelli affinché vengano concessi visti ai giornalisti, finora rimasti inascoltati. Giornalisti del mondo intero stazionano all'ambasciata di Myanmar in Thailandia in attesa di un permesso. Molti di questi sono iscritti in una lista nera del regime, dopo essere entrati in Birmania con semplici visti turistici in occasioni della repressione contro i monaci tibetani nel settembre 2007. Le Nazioni Unite confermano che oltre 100.000 mila persone sono morte a causa del ciclone che si è abbattuto sul sud della Birmania 10 giorni fa. I dispersi sarebbero addirittura 200.000. Due milioni di sopravvissuti hanno perso le loro case e i loro beni e si trovano a dover affrontare fame ed epidemie.

Cina, terremoto nel Sichuan: migliaia di vittime

Continuano inesorabili le operazioni di soccorso in Cina, dove ieri alle 14 e 28 ora locale (da poco passate le 7 in Italia) si è abbattuto un terremo di 7,8 gradi della scala Richter. Stando alle informazioni diffuse per tutta la giornata dall'agenzia governativa Xinhua, per ora ci sarebbero almeno 10.000 vittime soprattutto nella provincia dello Sichuan (Cina sud occidentale), dove è stato individuato l'epicentro nella città di Wenchuan, a 100 chilometri dalla capitale Chengdu. Purtroppo, il conteggio dei morti è soltanto all'inizio e destinato ad aumentare, come quello dei feriti, ormai decine di migliaia. Particolarmente delicata la situazione nell'area di Dujiangyan, importante centro abitato della zona, dove sono crollati l'80% degli edifici, intrappolando centinaia di persone sotto le macerie, tra le quali anche 900 studenti di una scuola rasa al suolo dalla violenza del sisma, gran parte dei quali hanno perso la vita.

mercoledì 7 maggio 2008

Birmania, appello per la raccolta fondi per aiuti


La Cisl lancia un appello urgente a tutti i lavoratori e le lavoratrici per far arrivare al più presto i primi aiuti al popolo birmano, colpito dal terribile ciclone Nargis. Decine di migliaia sono i morti, centinaia di migliaia i senza tetto in tutta la regione del Delta dell'Irrawaddy, che conta oltre 24 milioni di abitanti. Rangoon, la ex capitale birmana, è la città più devastata dal ciclone di straordinaria violenza che ha colpito la Birmania del sud il 2 e il 3 maggio scorso. Decine di villaggi lungo il delta sono stati spazzati via completamente. Manca cibo, acqua, pasticche per purificare l'acqua, reti antizanzare, carburante, medicinali, teli di plastica per coprire i tetti scoperchiati, attrezzi per cucinare. Questo anche a causa della assenza di misure di prevenzione e di allerta e al fatto che la giunta militare è concentrata nella preparazione del referendum-farsa per la approvazione della costituzione. Tutto ciò comporterà conseguenze gravissime nel lungo periodo sul futuro del paese.
La Cisl lancia l’appello per una raccolta fondi per far arrivare al più presto al popolo birmano le risorse necessarie a coprire l’emergenza. I fondi verranno fatti arrivare attraverso il Consiglio delle organizzazioni democratiche birmane Ncub di cui fa parte anche il sindacato birmano che ha rapporti storici con la Cisl. La Cisl chiede inoltre che gli aiuti internazionali e della Ue vengano dati anche attraverso le organizzazioni democratiche della opposizione e il comitato Aiuti Umanitari della Lega nazionale per la democrazia la cui leader Aung San Suu Kyi è ancora agli arresti domiciliari. Questo sarebbe un importante gesto che garantirebbe una gestione più trasparente degli aiuti con il contestuale riconoscimento del pluralismo politico nel paese.

Notizie e riferimenti utili per aiutare il popolo birmano si trovano sul sito www.birmaniademocratica.org.

Per le donazioni:

BANCA POPOLARE ETICA
C/c Intestato a: ISCOS Solidarietà
Causale: BIRMANIA – EMERGENZA CICLONE NARGIS
c/c IT48 J050 1803 2000 0000 101 547

o sul Conto corrente postale c/cp 68901008 intestato a ISCOS

lunedì 5 maggio 2008

Birmania, almeno 4mila vittime per il ciclone Nargis

Sono almeno 4mila le vittime del passaggio del ciclone Nargis sulla parte meridionale della Birmania. Lo ha riferito oggi la televisione di stato, aggiunge che oltre 2800 persone risultano disperse. Le organizzazioni umanitarie stanno cercando di rendersi conto della situazione nel paese, ma il regime militare non dà piena libertà di movimento agli operatori. I dati stanno via via arrivando dalle isole situate nel delta dell'Irrawaddy, una delle zone più colpite dalla furia del ciclone. Il primo bilancio di fonte governativa parla di 351 morti, di circa centomila senzatetto e di alcune città quasi completamente distrutte. Una legislazione imposta alle organizzazioni umanitarie nel 2006 richiede permessi di viaggio e scorte ufficiali e detta norme rigide per il trasporto di rifornimenti e materiali. Spesso per aggirare le restrizioni si usa personale locale che ha maggiore libertà di movimento.Il regime ha nominato il primo ministro Thein Sein come responsabile dei soccorsi nelle cinque regioni dichiarate disastrate.